
IN 5 MINUTI. Conversazione con la demografa Alessandra Minello.
Giovani e famiglie: come la demografia cambia i consumi. Conversazione con la demografa Alessandra Minello.
Negli ultimi anni, i cambiamenti demografici che hanno interessato la società italiana hanno ridefinito radicalmente le relazioni tra le generazioni, le scelte individuali e collettive, e i modelli di consumo. Per comprendere le implicazioni sociali, economiche e culturali di queste trasformazioni, abbiamo dialogato con la demografa Alessandra Minello.
Professoressa Minello, negli ultimi decenni la struttura demografica delle famiglie italiane è profondamente cambiata. Che impatto hanno avuto questi mutamenti sulla prossimità tra le generazioni?
«La prima riflessione riguarda la prossimità tra generazioni dal punto di vista demografico e come questa si sia trasformata nel tempo. Le famiglie, infatti, sono passate da una struttura “orizzontale”, caratterizzata da poche generazioni ma numerosi coetanei, a una struttura “verticale”, in cui convivono più generazioni, spesso poco numerose. Questo cambiamento ha avuto inevitabili ripercussioni: ha modificato la vita familiare, ma anche i modelli di consumo. Naturalmente, l’impatto varia anche in base ai contesti territoriali: le dinamiche sono diverse se si considerano le grandi città oppure le aree interne».
Quali sono le motivazioni profonde alla base del calo della genitorialità tra i giovani, e in che modo queste si collegano alle loro scelte di vita e ai comportamenti di consumo?
«Quando parliamo di giovani, sia come protagonisti dei cambiamenti demografici sia come consumatori, dobbiamo considerare che il calo della genitorialità non è solo un processo continuo nel tempo, ma anche il risultato di scelte consapevoli. Non dipende esclusivamente dalla mancanza di servizi e strutture a supporto della genitorialità, ma riflette priorità diverse. Oggi molti giovani pongono al centro delle proprie scelte obiettivi più ampi rispetto al costruirsi una propria famiglia, come la realizzazione delle proprie ambizioni lavorative, ma non solo. Queste priorità influiscono anche sulle modalità di consumo, che continuano a cambiare nel tempo».
Le dinamiche demografiche hanno anche a che fare anche con le migrazioni: i flussi migratori come sono cambiati nel tempo?
«Quando parliamo di migrazioni, dobbiamo tenere conto di come la presenza straniera nel nostro Paese si sia modificata. Negli ultimi anni, infatti, stiamo assistendo a un fenomeno duplice: da un lato, una crescente emigrazione, con molti giovani che scelgono di trasferirsi all’estero; dall’altro, assistiamo ai flussi migratori in ingresso. Essere attrattivi e scegliere se e come accogliere persone di origine straniera significa, ancora una volta, ripensare le città e le comunità. Si tratta di realtà che devono saper riconoscere e gestire questa presenza, tenendo conto dei cambiamenti che comporta, anche in termini di consumi e di comportamenti. Sempre più spesso, infatti, si osserva un avvicinamento tra le abitudini delle persone straniere e quelle delle persone locali, ma anche un modificarsi dei consumi per effetto della scoperta di possibili nuove abitudini».
In che modo i cambiamenti demografici e l’evoluzione della struttura familiare stanno influenzando le dinamiche sociali e i modelli di consumo?
«Un altro elemento da considerare è quello dell’aumento dell’aspettativa di vita. Questo fenomeno, insieme ad altre dinamiche demografiche e sociali, ha effetti profondi sulla prossimità e sulle relazioni tra generazioni. I dati ci mostrano chiaramente che la struttura delle famiglie sta cambiando: si prevede un aumento costante delle famiglie composte da una sola persona, con caratteristiche differenti a seconda della fascia d’età. Nel caso dei giovani, vivere da soli è spesso una scelta consapevole, che incide sui loro stili e modelli di consumo. Diverso il discorso per le generazioni più anziane, dove il fatto di vivere soli è molto più diffuso e spesso legato a condizioni di vedovanza o di solitudine, con una forte connotazione di genere: sono perlopiù le donne a comporre queste famiglie unipersonali. A questo si aggiungono altre forme familiari in crescita: le famiglie ricomposte, nate dalla fusione di nuclei precedenti, e le famiglie monogenitoriali, in cui un solo genitore vive con i figli. Tutti questi cambiamenti incidono profondamente sul modo in cui si consumano beni e servizi. Un sistema commerciale davvero reattivo deve saper leggere questi segnali, cogliere le trasformazioni e adattarsi di conseguenza, rispondendo a esigenze che non sono più standardizzate, ma sempre più articolate. Infine, vale la pena riflettere su come la crescente partecipazione femminile al mercato del lavoro abbia influenzato negli ultimi anni non solo le dinamiche familiari, ma anche gli orari e i modi del consumo quotidiano. Le esigenze di tempo si sono ridefinite, così come i ritmi della vita domestica e lavorativa. E questo richiede risposte nuove, flessibili, capaci di stare al passo con una società in continua evoluzione».
In che modo le nuove generazioni ridefiniscono il rapporto tra scelte personali, come la genitorialità, e grandi temi globali come la crisi climatica? E quali sono le implicazioni di questo legame sui modelli di consumo?
«Una delle caratteristiche più emblematiche che vengono attribuite alle nuove generazioni è di aver messo in relazione le scelte di fecondità con il tema della crisi climatica. Si tratta di un elemento identitario molto forte, che segna profondamente questa generazione. Ho riflettuto su quanto questa consapevolezza ambientale, così potente, abbia contribuito a portare il tema della crisi climatica al centro del dibattito pubblico, generando una nuova attenzione collettiva verso la sostenibilità. Tuttavia, questo cambiamento non si traduce immediatamente nei consumi diretti dei ragazzi, perché spesso non dispongono delle risorse economiche necessarie per adeguare i propri stili di vita a scelte realmente sostenibili, che comportano anche dei costi. Guardare ai giovani oggi significa confrontarsi con una generazione che spesso ci appare come un mondo misterioso: nuovi consumatori, sì, ma con un “portafoglio debole”. Eppure, possono incidere lo stesso sul contesto familiare in cui si inseriscono».