
Il tempo delle scelte: Dit traccia il futuro tra governance e cultura aziendale
La governance è stato il tema centrale dell’evento “Il tempo delle scelte. Cultura aziendale, organizzazione e persone nella sfida della complessità”, che si è tenuto il 18 novembre al Teatro Arena del Sole a Bologna. Quali assetti organizzativi sono oggi in grado, e quali lo saranno domani, di assicurare velocità, distintività e una reale capacità di affrontare il mercato? È l’interrogativo principale a cui Dit - Distribuzione Italiana ha cercato di rispondere.
«Il modello di impresa che vogliamo sviluppare mira a offrire qualità e innovazione, a comprendere e anticipare i bisogni, e a consolidare la presenza all’interno di nuovi mercati, favorendo allo stesso tempo la crescita degli associati» ha riferito Oreste Santini, presidente Dit, illustrando nel suo intervento di introduzione l’approccio strategico dell’azienda. Il presidente ha sottolineato quanto in questo sistema risultino fondamentali le relazioni: tra addetto e cliente, tra punto vendita e centro distributivo, tra Cedi e Centrale. È coltivando le relazioni che si genera valore condiviso.
Analizzando più in dettaglio lo scenario italiano, secondo Alessandro Camattari, direttore commerciale e marketing Dit, la prima sfida riguarda l’evoluzione dei clienti nei prossimi anni. «Oggi oltre il 50% dei clienti di Sigma e Sisa ha meno di 50 anni e circa l’80% non supera i 65. Le persone di questa fascia d’età sono profondamente diverse rispetto a dieci anni fa. Se non iniziamo fin da subito a comprendere il loro profilo futuro, non potremo ripensare in modo efficace la prossimità».
Viviamo un periodo in cui sembra favorita una presenza locale e capillare nel territorio. Secondo studi recenti, cresce la tendenza a lasciare le grandi città per trasferirsi in centri più piccoli, alla ricerca di una vita più equilibrata e di un migliore rapporto tra lavoro e relazioni personali. «In questi contesti, le attività commerciali, e quindi anche la distribuzione di prossimità, assumono un ruolo sempre più centrale nel sistema delle relazioni», ha proseguito. «Per questo comprendere come evolveranno i consumatori nei prossimi dieci anni diventa una priorità assoluta».
In questo contesto, Camattari sottolinea l’importanza cruciale della cultura aziendale: «La seconda grande priorità è ricostruire la capacità di distinguersi, offrendo una proposta commerciale forte, riconoscibile e differenziata rispetto al mercato. I valori aziendali devono guidare ogni elemento: dalla definizione del format al punto vendita, fino al riequilibrio degli assortimenti tra prodotti di marca, a marchio proprio e locali».
Allo stesso modo, i Centri di distribuzione devono sviluppare conoscenze approfondite sul territorio e sulle aziende che ne costituiscono il tessuto economico. «Un Cedi deve comprendere i consumatori di riferimento, i loro comportamenti d’acquisto e le comunità locali, ciascuna con sensibilità specifiche», ha spiegato Camattari. «Immagino un centro distributivo capace di costruire conoscenze sempre più mirate alle peculiarità delle aree in cui operano i punti vendita, per interpretarle e servirle in modo realmente efficace».
Per completare questo percorso manca ancora un passaggio chiave: la definizione dei processi e una scelta chiara di governance. «Dobbiamo decidere cosa vogliamo rappresentare per il nostro pubblico e adottare un posizionamento definito. Immagino un sistema guidato da una visione forte e da imprenditori capaci di lavorare in piena coesione», ha concluso Camattari.



